Poeticamente Abitiamo | fotogalleria incontri

Poeticamente Abitiamo è la collana di poesia e fotografia per l’architettura e la cittadinanza risultato della ricerca che le due autrici conducono tra partecipazione e didattica.
Ogni presentazione è un dialogo che coinvolge le autrici e il pubblico, con letture di alcuni testi poetici e che apre alla città riflessioni su rigenerazione urbana e l’abitare poetico/umano.

Continuano con successo le presentazioni del libro Poeticamente abitiamo | Poesia per l’architettura.

Silvana Kuhtz e Silvia Parentini, le due autrici, l’una ingegnera e poeta, l’altra architetta, stanno riflettendo da qualche anno sul fatto che a volte gli uni, gli architetti, hanno bisogno degli altri, i poeti. Il linguaggio tecnico del progetto si traduce in linee, prospetti, piante, e non sempre racconta la vita che c’è oltre i muri, la vita delle persone che abiteranno quegli edifici. E invece il poeta può farlo.
E da qui Silvana e Silvia hanno pensato di creare una collana di libri sperimentali, dal titolo Poeticamente Abitiamo-poesia per l’architettura, in cui mettono insieme proprio queste esigenze creative ed espressive.
Le case, le città, le piazze sono progettate da architetti e ingegneri. Raramente si pensa che questi tecnici abbiano qualcosa in comune con i poeti, perché prima di costruire devono progettare e prima di progettare devono avere un’idea (possibilmente ispirante). In pratica inventano mondi, e poi li fanno diventare realtà. Anche i poeti inventano mondi, guardano oltre, scoprono sentimenti ed emozioni, che sono realtà.

Il volume racconta di presente e passato, città dolenti, aree degradate e da recuperare; racconta di abitare la memoria, il presente e il futuro e su come abitare per restituire umanità e poesia.

***

In questo articolo dal titolo Partecipazione allucinata della città – sensi e scrittura poetica come strumento di progetto, pubblicato nei Proceedings Oltre lo sguardo. Interpretare e comprendere la città, dell’XI congresso AISU, Associazione Italiana di Storia Urbana, le autrici Silvana Kuhtz e Silvia Parentini parlano del progetto.

L’abitare coinvolge l’essere umano su più livelli, compreso quello spirituale. Sono molti gli autori che hanno associato lo spazio dell’abitare alla felicità e alla dimensione interiore; è il caso di de Botton, Architettura e felicità (2006) o Bachelard, che in La poetica dello spazio (1957) parla di “spazi felici”, gli spazi amati che vogliamo proteggere, verso cui si sviluppa un senso di affezione, che diventano spazi di valori e bellezza.
La casa, secondo Coccia (2021), prima che un artefatto architettonico è un artefatto psichico, “una realtà puramente morale che costruiamo per accogliere in una forma di intimità la porzione di mondo – fatta di cose, persone, animali, piante, atmosfere, eventi, immagini e ricordi – che rendono possibile la nostra stessa felicità.” Questo coinvolgimento spirituale è la parte più intima dell’abitare, che può far parte integrante del progetto di architettura o del disegno urbano.
Il progetto che Silvana Kuhtz e Silvia Parentini portano avanti in collaborazione con l’Università della Basilicata è volto a intrecciare il linguaggio proprio dell’architetto con una riflessione multidisciplinare e multiattoriale che coglie la sfera più intima del senso dell’abitare la città.
La poesia, in particolare, è il canale preferenziale per l’immaginazione dello spazio, è capace di immaginare cose che non esistono, come il progetto. È una costruzione metaforica di ciò che ancora non c’è, è la potenza di un atto possibile.
Poesia per l’architettura è proposta, qui, come strumento di pre-visione e sperimentazione di un futuro di progetto (è il caso dell’esperienza condotta dal gruppo di ricerca a Genzano di Lucania). Ma è anche un’operazione che può essere d’aiuto all’interpretazione di spazi da noi già vissuti (come nelle esperienze di alcune periferie, come a Conversano (BA) e del TAM – Tower Art Museum (MT)).
Poesia è dunque uno strumento preventivo di progettazione partecipata e anche, sul lato della lettura performativa, strumento di progetto, di prova, costruisce, cioè, anche insieme ai cittadini, un plastico ad altezza naturale. Fatto di parole. Una poesia siffatta è un modo morbido per avvicinare da subito abitanti, curiosità e creatività, bellezza, luogo oggetto di rigenerazione, progetto, affezione, disaffezione. Un preventivo modo per ricreare anche altre possibilità e guardare alle potenzialità.
Le comunità locali possono creare e condividere storie, sentimenti e visioni, creando così opportunità di dialogo e scambio di conoscenze, nonché per lo sviluppo di nuove competenze e pratiche creative.

È possibile leggere l’articolo completo cliccando qui.

Nella galleria qui di seguito, vogliamo “raccontare” gli incontri attraverso le immagini, ringraziando chi ha voluto ospitare le presentazioni: TAM – Tower Art Museum di Matera, Libreria La Campus di Bari, Biblioteca comunale di Capurso (Ba), Parrocchia Natività di N.S. di Bari San Pio, Libreria Bloombook di Conversano (Ba), Libreria L’Approdo di Locorotondo (Ba), Enrica Montrone, per le letture poetiche dal libro e Beatrice Zippo, moderatrice degli incontri, e i vari ospiti che hanno voluto dialogare con le autrici.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *