Lecce | Fiermonte Museum | Vicolo dei Raynò 4
museo privato aperto a maggio 2024
C’è la Puglia dell’estate magica, c’è il Salento il suo fascino e il suo solemarevento, c’è Lecce, con tutte le canoniche meraviglie imperdibili e da sogno, e c’è una Lecce fuori dagli itinerari più noti. Lecce la conosco bene, non benissimo, mio nonno era di Nardò; ci siamo sempre sentiti tutti mezzi salentini, pure la parte veneta della famiglia.
Ebbene, a zonzo in una parte della città meno battuta, a due passi dal centro chiassoso, ho trovato in primis la facciata della chiesa di Sant’Angelo o di santa Maria di Costantinopoli, quasi appoggiata a un estremo della piazza dell’Addolorata, che merita una osservazione attenta e ammirata. Poi, girando leggermente a sinistra a Vicolo dei Raynò, 4, eccoti un museo privato, Fiermonte Museum, aperto da maggio 2024 e ricavato in un palazzo ristrutturato sapientemente dalla famiglia Fiermonte. Già solo entrare nel piccolo giardino scultura, con un ficus gigante e altre piante gentili, su cui affaccia l’ingresso del museo e della casa resort, porta lo sguardo all’interno della storia. Sì perché questo museo racconta la storia di una donna pugliese, nata a Casamassima (BA) e vissuta prima a Roma e poi in Francia. La sua è la storia d’amore di questa persona per l’arte e per due amici artisti: René Letourneur e Jacues Zwobada. Non racconterò qui le loro storie, a raccontarla ci pensa bene il museo, ma solo la mia esperienza attraverso le opere di questi artisti che non conoscevo, che ci mostrano un’interessante caleidoscopio di arte, dai motivi Art Dèco fino agli anni ’70 del Novecento. Molto suggestivo l’allestimento delle sale, le trovate semplici e d’effetto per mostrarci anche le foto d’epoca, e il confronto vis a vis con alcune opere marmoree imponenti. Vale la pena osservare anche la varietà di pavimenti originali ricavati e ristrutturati, e le soluzioni architettoniche moderne e ardite ma in armonia col resto del palazzo, come anche le grandi vetrate che se da un lato ci riportano nel giardino, dall’altro ci fanno vivere in una osmosi col vicolo dove passano i gatti del quartiere e i passanti chiacchierano buttando dentro l’occhio verso noi visitatori. Anche gli allestimenti digitali aggiungono alla storia e restano confinati nei loro giusti spazi con eleganza.
Limiti della visita
Mi sto sforzando di trovare dei limiti, ma niente.
P.S.: ho pagato regolarmente il biglietto e non è una marchetta, scrivo solo se quel che vedo e sperimento ha un valore.
Silvana Kühtz, docente di Estetica
Università della Basilicata
Lecce, Fiermonte Museum, mostra permantente (vista il 19 agosto 2024)