To be or not to be… BOP! | La bellissima recensione di Gabriella Loconsole del Ciranopost

“Non è che i jazzisti muoiono giovani, è che invecchiano più in fretta, vivono mille anni nella musica che suonano”, questo splendido aforisma è il leit motiv del testo di “To be or not to be…Bop”, bellissimo e intenso spettacolo che unisce teatro, musica e canto andato in scena sul Sagrato della Chiesa della Natività di Nostro Signore nel quartiere San Pio a Bari, presentato dall’associazione Al Nour, vincitrice del progetto “Le due Bari”, finanziato con i fondi POC Metro 2014-2020.

Scritto e interpretato da Silvana Kühtz, voce narrante, nei panni di Kathleen Anne Pannonica Rothschild de Koenigswarter, detta Nica, mecenate inglese appassionata di jazz discendente della famosissima famiglia di banchieri, dal virtuoso Andrea Gargiulo al pianoforte e dalla cantante Gianna Montecalvo (voce strepitosa, un vero e proprio strumento musicale), lo spettacolo si propone – riuscendovi magnificamente – di raccontare, attraverso aneddoti e ricordi di Nica, intervallati da pezzi musicali, gli albori del jazz statunitense, che ha visto la luce negli anni 40 dello scorso secolo e che ha rivoluzionato il concetto di musica come espressione nella scrittura ma, soprattutto, nella sua fruizione.

“Sulla notte delle cose vissute come sentimento, splende inafferrabile il nulla e il tutto” proclama Nica iniziando il proprio racconto; madre di cinque figli, moglie di un diplomatico, un giorno, mentre era in partenza da New York, incontra il suo amico pianista Teddy Wilson, che le fa ascoltare più e più volte un disco che le cambierà la vita, al punto da farle decidere di restare negli Stati Uniti: quel brano era “Round Midnight”, l’autore della musica era Thelonious Sphere Monk, che cercherà per anni fino a trovarlo, che supporterà finanziariamente e con il quale instaurerà una fraterna amicizia, tanto da convivere nella stessa casa, insieme alla moglie di lui Nellie, gli ultimi sei anni della vita del jazzista, che morirà a 64 anni, nel 1982.

Altra coppia artistica meravigliosa quella formata da Billie Holiday e Lester Young, erano “Lady Day” e “Prez” l’una per l’altro, lei era come uno strumento musicale, insieme erano magia pura, fratello e sorella della musica, anime infelici e dipendenti da droga e alcool. Tra i brani più conosciuti della Holiday, “Left Alone”, perfettamente eseguita, dal duo Gargiulo-Montecalvo.

Il racconto procede con Chet Baker rubacuori irresistibile, egoista, infedele ma vulnerabile, la cui caratteristica principale era quella di affascinare, sedurre e poi abbandonare, tanto le donne quanto il suo pubblico, un talento infinito, lui e la sua tromba erano un tutt’uno, non gli interessava parlare, solo suonare, e la gente dipendeva dalla sua musica; purtroppo anche lui muore a 59 anni, nel 1988.

Si va avanti con l’esecuzione di “Four” ed è subito Miles Davis, secondo il quale la musica jazz doveva essere di tutti esattamente come la musica pop, non relegata ad una nicchia, perché la musica è musica e basta: il divino Miles, un musicista che riusciva a suonare non sono le note ma anche le pause, il silenzio tra le note.

Davis fu scoperto da Charlie Parker, ricordato da “Lover man”, ennesimo genio del jazz, morto nel salotto di Pannonica, a soli 34 anni, soprannominato “Bird” perché il suo motto, prima di ogni esibizione, pare fosse “Ora si comincia a volare”

Torniamo un attimo a Lester Young, con l’esecuzione “Goodbye Pork Pie Hat” che Charles Mingus compose in occasione del suo funerale. “Mingus è una macchina da rabbia”, lo descrive Nica “Come un paese il cui clima subisca violente variazioni sempre in ebollizione, era un gigante, dalla stazza impressionante ma le cui dita si posavano sulle corde del contrabbasso con la delicatezza di un’ape che si posi sui petali di una rosa”. Era insopportabile, ingiurioso, un Re Mida della distruzione, però era capace di una grazia incommensurabile nello scrivere musica.

Lo spettacolo è potente e coinvolgente. La sinergia tra i tre artisti in scena non ha nulla di artificioso; così ogni poetico quanto ammaliante passo di Silvana Kühtz/Pannonica è sottolineato dalla relativa esecuzione musicale del duo Andrea Gargiulo – Gianna Montecalvo. Nessuno prevarica gli altri, in un rincorrersi di emozioni e suggestioni che rendono il tutto perfettamente bilanciato, merito sicuramente della scrittura ma, soprattutto, dell’indiscusso talento che ognuno di loro possiede e mette a disposizione di se stesso, dei compagni di viaggio, del racconto e, soprattutto, del pubblico.

La serata si conclude con l’esecuzione di due brani di Monk, “Pannonica” dedicato alla storica amica e la già citata “Round Midnight”; torniamo così all’inizio della storia, alla nascita di questa grande amicizia, attraverso i ricordi di Nica, secondo la quale “la memoria serve solo se gioca a favore del futuro”, profondamente consapevole dell’importanza che assumono le sue parole, il cui senso è racchiuso tutto in una frase che ricorre più volte durante il racconto: “Forse amiamo sempre di un amore più puro le persone con cui non siamo mai stati a letto, non ci hanno promesso nulla, ma ogni momento con loro è stata una promessa, nell’attesa di essere pronunciata”.

Gabriella Loconsole
www.ciranopost.com

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